La trasformazione del lavoro

Foto © The Lonley Orbit

Da sempre il mondo del lavoro è in continua evoluzione. Diversi fattori sono alla base di questa trasformazione: il mutamento climatico, la digitalizzazione, il cambiamento dei valori e delle norme sociali, le innovazioni tecnologiche e le pandemie. Queste e altre emergenze ecologiche e sociali hanno condotto e conducono verso l'idea guida della sostenibilità e programmi concreti di attuazione dello sviluppo sostenibile. Parallelamente, il mondo del lavoro influenza queste emergenze. I processi lavorativi, infatti, consumano risorse ed energia, generano rifiuti ed emissioni. Nel mondo del lavoro si possono però introdurre anche innovazioni a favore di un'economia più sostenibile. È quindi presente una complessa interazione.

Introduzione

Le seguenti considerazioni sull’ESS sono scaricabili come PDF: Introduzione all’ESS

éducation21 desidera fornire a docenti e alle scuole un accesso facilitato all'ESS nell'insegnamento e a scuola. In quest’ottica, oltre a conoscere gli approfondimenti del tema, è particolarmente importante affrontarlo dal punto di vista delle emergenze ecologiche e sociali, ciò che consente al tema di acquisire importanza. Questo permette di comprendere il significato che questo tema ha nella vita quotidiana concreta di allieve e allievi. Le seguenti considerazioni forniscono a tale fine una panoramica della pertinenza (ESS) del tema.

1. Pertinenza ESS

In che modo le emergenze ambientali e sociali influenzano il mondo del lavoro? Il cambiamento climatico come esempio Le influenze dirette del riscaldamento climatico sul mondo del lavoro sono molteplici, complesse e presentano numerose interazioni. L'agricoltura nei Paesi del Sud globale ne è un esempio: periodi di siccità prolungati e condizioni meteorologiche estreme più frequenti riducono la resa dei raccolti e le temperature più elevate fanno soffrire il corpo umano; la produttività della manodopera e i ricavi diminuiscono. I mezzi di sussistenza di molte persone, soprattutto nei Paesi del Sud globale, non sembrano quindi più essere assicurati. Questo può a sua volta favorire i movimenti migratori verso un'area urbana dove sorgono nuove sfide: molte di queste persone lottano nella vita di tutti i giorni per trovare un lavoro a giornata e riescono quindi a malapena a sfamarsi anche vivendo in città. Persino trovare un alloggio adeguato risulta essere difficile per loro. A causa dell'aumento del numero di abitanti in molte città del mondo – tendenza non solo riconducibile al cambiamento climatico – tanti altri segmenti professionali si trovano confrontati con nuove sfide come l'approvvigionamento idrico ed energetico, i sistemi fognari, le strutture sanitarie, le vie di trasporto e i sistemi sanitari e sociali. Per permettere inoltre alla popolazione di sopportare al meglio le temperature più elevate, occorrono innovazioni da parte dei responsabili attivi nel settore dell'edilizia e della pianificazione urbana. In molte città cementificate e asfaltate, già oggi il termometro sale in piena estate a livelli pericolosi per la salute. Inoltre, il cambiamento climatico influisce anche indirettamente sui posti di lavoro. L'emergenza ecologica sta dando vita a nuove tecnologie che trasformano in egual misura il mondo del lavoro. L'industria automobilistica ne è un esempio. Secondo la “Nationale Plattform - Zukunft der Mobilität” (piattaforma nazionale per il futuro della mobilità), il passaggio dal motore a combustione al più sostenibile motore elettrico comporta due conseguenze. Da un lato, la produzione di motori elettrici richiede altre fasi di lavoro rispetto a quella dei motori a combustione e quindi nuove competenze e conoscenze. Dall'altro, la produzione di motori elettrici comporta un numero significativamente inferiore di fasi di lavoro (complicate) con una conseguente eliminazione, in alcuni casi, di un'elevata quantità di posti di lavoro. Lo stesso vale per l'istruzione. Le conseguenze del cambiamento climatico sono molteplici e gravi. L'istruzione può dare il proprio contributo per far capire la complessità del tema e quindi influenzare, per esempio, anche il proprio modo di vivere e lavorare, nonché la scelta della professione o dello studio. A questo proposito emergono tuttavia le domande seguenti: quali conoscenze e competenze richiede uno sviluppo sostenibile oggi e in futuro? E quale contributo devono fornire gli istituti di formazione in quest'ambito? Altri influssi sul mondo del lavoro: digitalizzazione, valori e norme In seguito alla rivoluzione digitale (o mondo del lavoro 4.0), molti compiti non saranno più svolti dagli esseri umani, bensì saranno effettuati da algoritmi o sistemi d'intelligenza artificiale (IA), oppure questi ultimi fungeranno perlomeno da sostegno al lavoro delle persone. Al momento non è possibile stimare l'entità di questo sviluppo. E fondamentalmente, i valori e le norme stanno cambiando, condizionando così il pensiero sociale e il mondo del lavoro. Questo comporta una maggiore consapevolezza per la propria salute, la conciliazione tra lavoro e famiglia, la parità di genere, la ricerca di un senso nel proprio lavoro o anche il comportamento individuale di consumo e lo stile di vita in generale. In che modo la produzione e il consumo contribuiscono alle emergenze ambientali e sociali Anche il nostro modo di operare influenza il nostro lavoro. Negli ultimi decenni è soprattutto la globalizzazione ad aver contribuito al cambiamento e influenzato fortemente le attuali sfide sociali ed ecologiche. Oggi consumiamo sempre più spesso prodotti realizzati in Paesi lontani dove vigono condizioni di lavoro precarie e condizioni di produzione problematiche dal punto di vista ecologico. Oppure i Paesi in questione sono fornitori delle nostre industrie e dei nostri servizi, del nostro sistema economico e dei nostri posti di lavoro. Oltre alla produzione, va menzionato anche il comportamento individuale di consumatori e consumatrici: in molte parti del mondo essi acquistano in modo esagerato e molto più del necessario a causa di un sistema capitalistico che li induce ad agire in tal senso, mentre in altre regioni molte persone non hanno neppure i beni di prima necessità. In questo caso, non si può parlare di sostenibilità in senso sociale. Le condizioni di produzione influenzano però anche l'ambiente. Uno dei motivi è rappresentato dalle sostanze inquinanti che vengono rilasciate nell'aria durante la produzione industriale, dagli allevamenti intensivi, dall'agricoltura industriale o dal traffico di merci e di pendolari, contribuendo così al cambiamento climatico. Conclusione Nell'ottica di uno sviluppo sostenibile, queste considerazioni mostrano l'interrelazione del mondo del lavoro con le sfide ecologiche, economiche e sociali. Dimostrano inoltre che il nostro sistema economico, i nostri modelli di produzione e consumo e le modalità di lavoro ad essi connesse devono essere ripensati in termini di sviluppo sostenibile. Questo sviluppo tiene conto dei confini planetari da un lato e dei bisogni fondamentali di tutti gli esseri umani dall'altro. Diventa inoltre evidente che i cambiamenti nel mondo del lavoro non seguono alcuna legge naturale: le emergenze ecologiche influenzano il lavoro e sono a loro volta influenzate dalla società e dall'economia. La domanda riguarda quindi tutti noi: come potrebbe essere un mondo del lavoro più sostenibile? "La trasformazione del lavoro" come tema da trattare a scuola e nell'insegnamento È importante soprattutto per i discenti riflettere sul significato di "lavoro" a livello locale, globale e storico, su come sarà il mondo del lavoro in futuro o su come potrebbe essere in termini di sviluppo più sostenibile. La trasformazione del mondo del lavoro non è solo indotta dalle innovazioni tecnologiche o dalle sfide economiche. Noi esseri umani contribuiamo a decidere come produrre, consumare, lavorare e vivere, e gli allievi e le allieve, in quanto parte della società, possono influenzare questa trasformazione. Le discussioni e le visioni a scuola permettono di creare a tale fine una base orientata al futuro. I discenti sono inoltre circondate ovunque dal lavoro nella loro vita quotidiana. Esse stesse lavorano in quanto imparano e sono attorniate da insegnanti e molti adulti che lavorano. C'è del lavoro anche in ogni capo d'abbigliamento che indossano, in ogni cibo che mangiano, in ogni sedia su cui si siedono. In altre parole, il lavoro rappresenta per così dire la storia degli oggetti presenti nella nostra vita quotidiana. Per i discenti è indicato un dibattito su questo tema orientato alle competenze perché permette loro, tra le altre cose, di imparare a prendere le proprie decisioni in un mondo del lavoro in continua trasformazione (per esempio sul tema della scelta professionale), di riflettere sui propri valori e di posizionarsi. Anche gli allievi e le allieve dei livelli scolastici inferiori possono trattare il tema de "la trasformazione del lavoro" e nel contempo riflettere alla sua sostenibilità. Nella scuola dell'infanzia, i piccoli sono consapevoli del fatto che loro giocano e gli adulti lavorano. Giocando, però, i bambini imitano spesso gli adulti del loro entourage o si orientano verso professioni che conoscono dalle storie lette loro o che ritrovano nei loro giocattoli. L'aspirazione a diventare poliziotto/a è quindi spesso ancora in cima alla lista delle professioni di molti/e bambini/e, anche se non sanno veramente cosa faccia un/a vero/a agente di polizia. Molti/e desiderano anche diventare insegnante, probabilmente perché sperimentano questa professione ogni giorno. Anche se nel frattempo molti genitori lavorano regolarmente in home office, i figli desiderano ancora svolgere professioni classiche. Forse non riconoscono come lavoro l'attività al computer svolta da casa dai propri genitori. Non comprendono ancora le professioni moderne. Con i discenti a questi livelli è però già possibile pensare al lavoro che vorrebbero svolgere un giorno e come vorrebbero lavorare. O cosa succede se cambia qualcosa nel mondo del lavoro. Già la domanda "come sarebbe una vita o una società senza il lavoro?" può favorire uno scambio creativo su questo tema. Lo stesso vale per le domande che riguardano la giustizia nel mondo del lavoro. Perché alcune persone guadagnano più di altre? Perché certe professioni sono considerate maschili o femminili? Perché non tutti devono lavorare lo stesso numero di ore? Perché in determinate regioni del mondo si pratica il lavoro minorile e in quale forma? Tutte queste domande stimolano riflessioni e ragionamenti interessanti, soprattutto quando si cerca di capire in che misura questi aspetti dovrebbero cambiare. È così che ha successo l'insegnamento ai fini dell'ESS.

2. Domande e competenze ESS

Domande ESS Le domande ESS elencate di seguito si caratterizzano per la loro complessità. Ovvero, le risposte non sono né giuste né sbagliate, ma vanno discusse. Pertanto, queste domande possono servire come base per discussioni, attività, progetti o simili in classe o a scuola. Livello individuale: Cosa significa per me "lavoro"? Come possono i discenti influenzare la trasformazione del mondo del lavoro ai fini di una società più sostenibile? Come dovrebbe essere la vita lavorativa quotidiana per far bene al corpo e alla mente di chi lavora? Quanto è importante un reddito elevato? Livello sociale: In che modo i fattori ambientali, economici e sociali influenzano il mondo del lavoro e come dobbiamo reagirvi? Di quali professioni ha bisogno una società più sostenibile? Quali professioni già oggi esistenti promuovono lo sviluppo sostenibile e come potrebbero cambiare certe professioni a tale fine? Come potrebbe essere un mondo del lavoro più sostenibile? Quali competenze e conoscenze dovrebbero essere insegnate a scuola per permettere ai discenti di fornire il proprio contributo, sotto forma di lavoro, a una società più sostenibile? In che modo la digitalizzazione del mondo del lavoro può influenzare l'ambiente, la società e l'economia ai fini di uno sviluppo più sostenibile? Che influenza ha la parità di genere sul mondo del lavoro e sulla società? Competenze ESS Affrontare accuratamente il tema della trasformazione del mondo del lavoro permette di allenare competenze ESS specifiche. Per poter anche solo iniziare a capire la complessità della trasformazione del mondo del lavoro, occorre possedere una base di conoscenze. Quanto più ampia è questa base di conoscenze, tanto più chiaramente emergono le diverse prospettive sul tema. Un agricoltore o un'agricoltrice i cui raccolti e quindi i cui ricavi diminuiscono a causa dei cambiamenti climatici guarda al mondo del lavoro in modo diverso da un imprenditore o un'imprenditrice edile specializzato/a in edifici sostenibili che lavora in città. Nel migliore dei casi, i discenti riescono a riconoscere la correlazione tra agricoltore/trice e imprenditore/trice edile. Questo permette di stimolare la capacità di pensare in modo interconnesso, mentre l’anticipazione aiuta a sviluppare visioni per il futuro. Ma dato che non esiste un'unica soluzione giusta, occorre pensare in modo critico-costruttivo per esaminare modi di pensare alternativi. Tuttavia, le discussioni su un mondo del lavoro più sostenibile hanno successo solo se si rispettano le opinioni altrui e si cercano soluzioni insieme. Nella misura del possibile, il tema non va trattato solo a livello di conversazione, ma contempla azioni concrete, per esempio sotto forma di un nuovo orientamento professionale. Ciò significa che i discenti si assumono la responsabilità di sé stessi e della società riflettendo sui propri valori.

3. Trasposizione didattica in classe

La trasformazione del mondo del lavoro e la comprensione del lavoro come tema d'insegnamento sono rilevanti per tutti i livelli e possono essere trattati in tutte le classi. Se i discenti sono seduti in aula, si può entrare in materia da un lato chiedendo loro in cosa il lavoro è presente e, dall'altro, includendo subito il mondo degli allievi. Queste ultime si rendono conto che l'edificio scolastico e le singole aule sono stati costruiti, i banchi e le sedie sono stati fabbricati, i loro vestiti sono stati confezionati e i loro pasti sono stati prodotti, preparati e trasportati. Inoltre, si rendono pure conto del lavoro che svolgono ogni giorno a scuola come discenti, eventualmente con l'ausilio di domande mirate poste dall'insegnante. Nell'affrontare la domanda relativa ad un mondo del lavoro più sostenibile, i discenti ampliano e allenano tutta una serie di competenze. Qui ci si focalizza sul confronto costruttivo e dialettico con le opinioni proprie e altrui. E dato che il mondo del lavoro permea l'intera società – a livello locale, globale e storico – allieve ed allievi migliorano la loro capacità di pensare in modo interconnesso. Nel migliore dei casi, questo avviene sotto forma di apprendimento tramite la scoperta. Qui di seguito, una lista di idee per svolgere attività su questo tema: Fare una passeggiata nel villaggio o nel quartiere con la propria classe. Poi osservare e analizzare le persone che si sono incontrate e la professione che eventualmente esercitano. A partire da questa esperienza, si può continuare a discutere su come queste professioni possano cambiare a causa del riscaldamento climatico o per altre ragioni e su quanto siano importanti per una società più sostenibile. Invitare genitori o professionisti a parlare del loro lavoro (retribuito o meno) e a spiegare in che misura sta cambiando o meno e per quali motivi. Fare una ricerca o un reportage sulle professioni verdi (più nuove). Fare un gioco di ruolo su un tema concreto (p. es., costruire una casa più sostenibile) in cui i diversi personaggi hanno esigenze e interessi diversi circa il loro lavoro quotidiano che devono poi essere discussi. Attraverso un gioco di ruolo (p. es.: agricoltore/trice, costruttore/trice, camionista, educatore/trice) riconoscere le interazioni tra ambiente, società ed economia da un lato e lavoro dall'altro. Invitare persone anziane a raccontare com'era la loro vita scolastica quotidiana. Discutere con loro le ragioni dei cambiamenti nella scuola e riflettere su come la scuola dovrebbe continuare a trasformarsi per promuovere uno sviluppo più sostenibile. Basandosi su diverse condizioni quadro, sperimentare come queste influenzano l'attività lavorativa e la produttività (pressione a causa dei tempi stretti di lavoro, esigenza, rumorosità, temperatura, ecc.). Basandosi su modelli climatici, riflettere su come varie aree (del mondo) stanno cambiando a causa del riscaldamento climatico e discutere sui pericoli e sulle opportunità che ne derivano per il lavoro delle popolazioni locali (p. es., movimenti migratori, ulteriori terreni (non) fertili). Visitare un'azienda agricola e discutere con gli agricoltori su come sta cambiando o cambierà la loro professione. Contattare degli urbanisti e discutere sulle loro riflessioni riguardanti uno sviluppo più sostenibile nella pianificazione urbana. Uscire dall'aula, osservare un formicaio e documentare l'organizzazione del lavoro delle formiche e il modo in cui cooperano. Prendere il calendario scolastico e porsi le domande seguenti: a cosa servono le vacanze? Come sarà quando lavoreremo? Com'era la situazione ai tempi dei miei nonni? Com'è organizzato l'orario scolastico/lavorativo in altre aree del mondo? Perché c'è questa suddivisione? Redigere una carta etica per la futura professione: quali aspetti sono importanti per me, per i miei colleghi, per l'azienda, per la nostra professione, per la società, per l'ambiente? Analizzare la sequenza sul lavoro alla catena di montaggio contenuta nel film "Tempi moderni" (1936) di Charlie Chaplin. Discutere sui vantaggi nel contesto della rivoluzione industriale e sugli svantaggi per la salute e la sicurezza sul posto di lavoro. Discutere sul telelavoro e sul lavoro da casa (home office), nonché sul loro ruolo nell'attuale riorganizzazione del lavoro. Prendere in considerazione anche le professioni che non prevedono il telelavoro o il lavoro da casa. Discutere sulle tendenze attuali riguardanti la vita privata e lavorativa: molti giovani non vogliono più lavorare al 100% e desiderano disporre di più tempo libero. Inoltre, la maggior parte degli studi evidenzia che dopo la nascita di un figlio, le madri riducono generalmente il loro tasso d'occupazione, cosa che non avviene necessariamente per i padri. Come cambierà o dovrebbe cambiare la situazione nei prossimi anni ai fini di uno sviluppo più sostenibile? Confrontare il lavoro minorile e i diritti umani nel mondo e sviluppare proposte di soluzione.

4. Trasposizione didattica a scuola

Il fatto che le professioni e il mondo del lavoro si stiano trasformando influenza necessariamente anche la scuola in quanto istituzione. In primo luogo, perché nelle scuole si lavora e, in secondo luogo, perché le scuole formano la forza lavoro di domani e quindi la plasmano fortemente. Sorge quindi la domanda seguente: cosa può fare la scuola per preparare al meglio i discenti a un futuro professionale che in gran parte può essere solo ipotizzato? Le seguenti proposte possono contribuire a promuovere un dibattito più approfondito nella scuola: Organizzare una settimana di progetto durante la quale sperimentare forme innovative d'insegnamento o elaborare progetti che promuovano le possibili competenze ai fini di una società più sostenibile. Costruire o piantare autonomamente qualcosa nella scuola o nei suoi paraggi, ma con le possibilità e i mezzi che si avevano, per esempio, 200 anni fa. Poi riflettere su cosa è cambiato, su cosa cambierà ancora e perché. Soprattutto per quanto riguarda la sostenibilità. Service Learning: impegnarsi a favore del comune svolgendo lavori non retribuiti e riflettere sull'importanza del lavoro non retribuito per la società nel presente e nel futuro. Organizzare una tavola rotonda con partecipanti di diversi settori d'attività sul tema della trasformazione del mondo del lavoro. Invitare lavoratori e lavoratrici di diverse aziende che rendono (o vogliono rendere) la loro azienda il più sostenibile possibile. Collaborare con aziende locali e permettere agli allievi di fare delle giornate di prova nelle professioni verdi. Promuovere la formazione continua sulla gestione sostenibile e benefica. Mettere in piedi un "mercato delle professioni" in cui i discenti presentano la professione del futuro che stanno imparando in quel momento.

pubblicato il 23.02.2023

1° ciclo

Nel piano di studio Già dalla scuola dell’infanzia il tema del lavoro è importante. Infatti, un aspetto è quello di riconoscere l’organizzazione sociale e territoriale, l’utilità, le funzioni e i ruoli degli ambienti quotidiani (casa, scuola, edifici del quartiere, mestieri, servizi, ecc.). Si scopre poi – grazie allo studio dell’ambiente – che l’essere umano ha organizzato la propria sopravvivenza nella storia mediante il lavoro: lavoro come necessità, uso attento delle risorse, sviluppo degli strumenti, delle abilità e della collaborazione. Progressivamente l’allievo intuisce che la cultura non è soltanto determinata dall’ambiente naturale, ma che risulta anche dalle scelte tecniche e dalle vicende storiche di una data società. A fine ciclo si chiede quindi di capire l’organizzazione tecnica di un’attività produttiva, di un mestiere, oggi e ieri: risorse, utensili, abilità, prodotti, scarti.
Proposte didattiche Proposta in preparazione
Materiali didattici e film
	Un gomitolo nel piatto I bambini possono affrontare, in modo semplice e ludico le sfide e le interdipendenze (sociali, economiche e ambientali) dei nostri consumi alimentari anche scoprendo delle professioni. Per Genny, 6 anni, la fragola è collegata al contadino spagnolo, a camionista e al carrello del supermercato.
Pratiche ESS
	Seguiamo le tracce dell'oro Il percorso didattico “Telefoni cellulari e diritti dei bambini: seguiamo il filo dell’oro” consiste in un’azione di sensibilizzazione sulle tematiche legate al consumo dei telefoni cellulari, al loro impatto sull’ambiente e sui diritti dei bambini. Durante il percorso, gli allievi adottano diversi punti di vista e imparano a formare le proprie opinioni.
Attività didattiche di attori esterni
	Radio per bambini e adolescenti a scuola Il bus radiofonico fa una fermata a scuola e la classe realizza le proprie trasmissioni, dalla pianificazione, alla realizzazione fino al momento della messa in onda. Nella fase preparatoria, vi verranno pianificate le trasmissioni e i contenuti. Si affronteranno temi attuali all’interno della comunità o del quartiere per esempio presentando attività e professioni oppure tematizzando la trasformazione del mondo del lavoro.

2° ciclo

Nel piano di studio Si prosegue quanto trattato – nell’ambito dello studio dell’ambiente - nel primo ciclo approfondendo l’aspetto che l’essere umano ha organizzato la propria sopravvivenza nella storia mediante il lavoro: lavoro come necessità, uso attento delle risorse, sviluppo degli strumenti, delle abilità e della collaborazione. Progressivamente l’allievo intuisce che la cultura non è soltanto determinata dall’ambiente naturale, ma che risulta anche dalle scelte tecniche e dalle vicende storiche di una data società. A fine ciclo si chiede quindi di conoscere gli sviluppi tecnologici e loro significato per la società.
Proposte didattiche Attualmente non ci sono proposte didattiche inerenti il tema.
Materiali didattici e film
	Perché le chiocciole non hanno zampe (Film con materiale didattico) Le chiocciole lavorano in una grande azienda gestita dagli insetti. Rispetto alle api, le loro colleghe, le chiocciole sono più socievoli e si muovono lentamente. Lo stimolo didattico per il 2° ciclo si rivolge alla discussione dei punti di forza e di debolezza personali e istituzionali e di come questi possono essere praticati e implementati in classe.
	Pronto, chi parla? Dossier pedagogico, destinato ai docenti, che fornisce alcuni strumenti per permettere agli allievi un utilizzo più critico e responsabile del cellulare come risorsa d’apprendimento e come bene di consumo. Fra i vari temi toccati vi sono aspetti che toccano direttamente il mondo del lavoro come l’estrazione delle materie prime, la fabbricazione ma anche lo smaltimento.
	Un gomitolo nel piatto I bambini possono affrontare, in modo semplice e ludico le sfide e le interdipendenze (sociali, economiche e ambientali) dei nostri consumi alimentari anche scoprendo delle professioni. Per Ana, 12 anni, è il petrolio - che è un derivato della plastica - ad avere un legame con il camionista, l'aria e il suolo.
	La decrescita felice Il "fare finalizzato a fare sempre più" contrapposto al "fare bene" finalizzato a rendere il mondo più bello e ospitale per tutti gli esseri viventi. Un cambiamento di rotta s'impone smontando il mito della crescita, definendo nuovi parametri per le attività economiche e produttive, elaborando un'altra cultura, un altro sapere e un altro saper fare, per sperimentare modi diversi di rapportarsi col mondo, con gli altri e stessi.
Pratiche ESS
	Seguiamo le tracce dell'oro Il percorso didattico “Telefoni cellulari e diritti dei bambini: seguiamo il filo dell’oro” consiste in un’azione di sensibilizzazione sulle tematiche legate al consumo dei telefoni cellulari, al loro impatto sull’ambiente e sui diritti dei bambini. Durante il percorso, gli allievi adottano diversi punti di vista e imparano a formare le proprie opinioni.
Attività didattiche di attori esterni
	Radio per bambini e adolescenti a scuola Il bus radiofonico fa una fermata a scuola e la classe realizza le proprie trasmissioni, dalla pianificazione, alla realizzazione fino al momento della messa in onda. Nella fase preparatoria, vi verranno pianificate le trasmissioni e i contenuti. Si affronteranno temi attuali all’interno della comunità o del quartiere per esempio presentando attività e professioni oppure tematizzando la trasformazione del mondo del lavoro.

3° ciclo

Nel piano di studio Gli apprendimenti di geografia economica possono giocare un ruolo di inquadramento e orientamento, in modo particolare laddove sono affrontati i problemi dell’impiego e delle attività del mondo del lavoro, campo in cui la geografia fornisce quadri di sintesi sulle tendenze e i cambiamenti macroeconomici e sociali. Fra vari a fine ciclo si chiede di descrivere la modernizzazione produttiva e il cambiamento sociale regionale/nazionale partendo da documenti e fonti proposte.
Proposte didattiche Lavoro non remunerato (PDF) Lavoro non remunerato - Grafici (PDF)
Materiali didattici e film
	like2be – Quale lavoro per chi? Gioco educativo online per la scelta della professione e materiale didattico di accompagnamento per approfondire che vuole promuovere scelte di carriera sensibili al genere e di sostenere l'allievo nell'orientamento professionale scolastico e di riflettere sulle proprie capacità, interessi e desideri al di là degli stereotipi di ruolo.
	Un gomitolo nel piatto Allievi ed allieve possono affrontare, in modo semplice e ludico le sfide e le interdipendenze (sociali, economiche e ambientali) dei nostri consumi alimentari anche scoprendo delle professioni. Per Ana, 12 anni, è il petrolio - che è un derivato della plastica - ad avere un legame con il camionista, l'aria e il suolo.
	Dalla parte sbagliata Romanzo per ragazzi che mette in evidenza lo sfruttamento minorile: la schiavitù organizzata dal mondo del crimine da una parte, le condizioni di lavoro precarie e insicure dall'altra di aziende fornitrici di grandi marchi. Mostra come - nel loro piccolo - sia possibile fare qualcosa per migliorare il mondo, anche se nel limite ristretto del miglioramento personale.
	Rose & lavoro Il libro ripercorre il viaggio delle rose, dalle sterminate piantagioni in Kenya fino ai negozi sotto casa nostra, passando dalle aste in Olanda e dai grossisti italiani. Reportage dal Sud del mondo dove la manodopera è africana ma la proprietà europea. Quando i salari crescono, gli investimenti semplicemente si spostano in un altro Paese. Accade in Kenya come in Colombia. Storia delle donne che i fiori li coltivano. Dei loro diritti e delle condizioni di lavoro.
Pratiche ESS
	Sostenere la transizione scuola-mestiere a livello di quartiere La Città ha deciso di favorire e preparare la transizione scuola-mondo del lavoro. Gli allievi sono per esempio andati a visitare delle aziende formatrici presenti nel quartiere, un’opportunità per creare i primi contatti nel mondo del lavoro e, per alcuni, di trovare un posto di tirocinio.
Attività didattiche di attori esterni
	Radio per bambini e adolescenti a scuola Il bus radiofonico fa una fermata a scuola e la classe realizza le proprie trasmissioni, dalla pianificazione, alla realizzazione fino al momento della messa in onda. Nella fase preparatoria, vi verranno pianificate le trasmissioni e i contenuti. Si affronteranno temi attuali all’interno della comunità o del quartiere per esempio presentando attività e professioni oppure tematizzando la trasformazione del mondo del lavoro.

Sec II

Nei piani di studio Formazione professionale: programma  quadro per l'insegnamento della cultura generale Area d'apprendimento società: ecologia, politica, tecnologia, economia ed etica. Scuole di maturità professionale: programma quadro d’insegnamento per la maturità professionale Ambito specifico: scienze sociali, economia e diritto. Ambito complementare: tecnica e ambiente, ecomia e diritto, storia e politica. Scuole di maturità liceale: piano quadro degli studi per le scuole di maturità Materie: geografia, economia e diritto, biologia e storia. Scuole specializzate: programma quadro d'insegnamento per scuole specializzate Terzo settore di studio: scienze umane e sociali.
Proposte didattiche
	Divisione del lavoro e del commercio Questa proposta didattica affronta la questione di come potrebbe essere una divisione sostenibile del lavoro e del commercio. -Si tratta di un'estensione dell'omonimo modulo didattico d'Iconomix. -Panoramica degli argomenti -Schede dei ruoli -Svolgimento delle lezioni -L’ESS in breve
	Lavoro non remunerato (PDF) Lavoro non remunerato - Grafici (PDF)
Materiali didattici e film
	Perché le chiocciole non hanno zampe (Film e materiale didattico) Le chiocciole lavorano in una grande azienda gestita dagli insetti. Rispetto alle api, le loro colleghe, le chiocciole sono più socievoli e si muovono lentamente. Lo stimolo didattico per la scuola professionale sostiene gli studenti su come possono portare idee e suggerimenti orientati alla sostenibilità ai loro datori di lavoro.
	Ozio, lenztezza e nostalgia Un libro che pone tante domande sulla società attuale e in particolare sul suo rapporto con il lavoro. Nella premessa S. Perotti afferma che "il senso di un libro come questo è proprio in quello scatto perduto: riportarci al pensiero debole e infantile che sta alla radice della complessità. Poi, dopo, si dovrà trovare certamente una risposta adulta e articolata al tema del denaro, dell'energia, dell'impatto ambientale, della guerra, dell'ingiustizia." Una lettura che porta a riflettere in maniera critica sul nostro modo di vivere.
	Giovani e lavoro Con questo set didattico i giovani ottengono delle informazioni sulla globalizzazione del mondo del lavoro, in continua trasformazione con conseguenze che toccano tutti, e riflettono sul significato che un'attività professionale ha qui e in altre parti del mondo.
	Dalla parte sbagliata Romanzo per ragazzi che mette in evidenza lo sfruttamento minorile: la schiavitù organizzata dal mondo del crimine da una parte, le condizioni di lavoro precarie e insicure dall'altra di aziende fornitrici di grandi marchi. Mostra come - nel loro piccolo - sia possibile fare qualcosa per migliorare il mondo, anche se nel limite ristretto del miglioramento personale.
	Rose & lavoro Il libro ripercorre il viaggio delle rose, dalle sterminate piantagioni in Kenya fino ai negozi sotto casa nostra, passando dalle aste in Olanda e dai grossisti italiani. Reportage dal Sud del mondo dove la manodopera è africana ma la proprietà europea. Quando i salari crescono, gli investimenti semplicemente si spostano in un altro Paese. Accade in Kenya come in Colombia. Storia delle donne che i fiori li coltivano. Dei loro diritti e delle condizioni di lavoro.
Pratiche ESS
	STEP into action L'associazione mostra ai giovani come impegnarsi nel loro territorio. Gli studenti partecipano a laboratori tematici ed entrano in contatto con organizzazioni attive sul territorio.
Attività didattiche di attori esterni
	Radio per bambini e adolescenti a scuola Il bus radiofonico fa una fermata a scuola e la classe realizza le proprie trasmissioni, dalla pianificazione, alla realizzazione fino al momento della messa in onda. Nella fase preparatoria, vi verranno pianificate le trasmissioni e i contenuti. Si affronteranno temi attuali all’interno della comunità o del quartiere per esempio presentando attività e professioni oppure tematizzando la trasformazione del mondo del lavoro.
	Laboratorio dell'energia e del clima Il workshop introduttivo in classe e le proposte didattiche consentono agli apprendisti di realizzare, nella scuola professionale o nella loro impresa formatrice, dei progetti innovativi concreti volti a migliorare la protezione del clima e l’efficienza energetica. I progetti sono commisurati alle conoscenze e alle competenze degli apprendisti nei rispettivi settori di specializzazione, incoraggiandoli quindi a prendere l’iniziativa.
	Uguaglianza di genere e lavoro in Svizzera La formazione sviluppa la tematica dell'uguaglianza e delle differenze tra uomini e donne attraverso l'uso e la successiva analisi dei pregiudizi sui ruoli sociali che tradizionalmente erano/sono attribuiti alle due categorie. Gli studenti vedranno quali sono i percorsi che possono creare diseguaglianze nel mondo del lavoro e vere e proprie discriminazioni. Le ragazze e i ragazzi rifletteranno e dibatteranno su queste differenze.

Approfondimenti

I seguenti approfondimenti sul tema sono scaricabili come PDF: approfondimenti tematici

L'ESS aiuta, tra le altre cose, a capire meglio la complessità di un tema da una prospettiva più sostenibile. A tale fine è indispensabile fondarsi su una base contenutistica. Il testo che segue offre quindi una panoramica tematica. È tuttavia importante sottolineare che non ha la pretesa di essere esaustivo a livello contenutistico. Si presta però a elaborare o trasmettere contenuti nell'ambito dell'insegnamento.

1. Il termine "lavoro"

Nel vocabolario Zingarelli, la definizione della parola "professione" nella 3a accezione è la seguente: "attività manuale o intellettuale dalla quale si ricava un certo guadagno". Un suo sinonimo è lavoro retribuito. Gli esempi a seguire dimostrano che si tratta di un'occupazione fondamentalmente diversa da un'attività non remunerata: per esempio, la raccolta volontaria dei rifiuti nel parco non è considerata un lavoro da molte persone. Spesso, si considera "lavoro" unicamente un'attività che genera un ritorno finanziario. Lavarsi i denti non è quindi reputato un lavoro. Chi invece svolge un'attività in un ufficio moderno e, nel migliore dei casi, aumenta pure la propria ricchezza, lavora. La lotta per la mera sopravvivenza nelle società preistoriche di cacciatori-raccoglitori, invece, non è considerata un lavoro. In cosa si differenzia quindi il concetto di "lavoro"? In una prima fase occorre stabilire se si tratta di un lavoro retribuito o meno. Mentre il lavoro retribuito è nato principalmente nel corso dell'industrializzazione, nelle società le persone hanno da sempre svolto attività sotto forma di lavoro domestico, familiare o volontario. Il termine "lavoro" può quindi essere definito in vari modi: il "lavoro" è un'attività che prevede il disbrigo di singole mansioni, l'esecuzione di un compito e così via. Questo vale però anche per le attività in cui si crea qualcosa, si è attivi, si fa qualcosa o ci si occupa qualcuno. E poi c'è il anche significato storico-linguistico. Il termine "lavoro", ha una connotazione storico-linguistica negativa. Il termine latino "laborare" significa infatti faticare, affaticarsi, sforzarsi, fare sforzi, adoperarsi faticosamente, affannarsi, e si riferisce in particolare alle attività fisicamente faticose svolte dagli schiavi nell'antichità. In contrapposizione a ciò c'erano gli artigiani. Essi creavano oggetti e avevano uno status sociale più elevato grazie alla loro competenza professionale. In questo contesto il termine usato era "facere" ossia fare, creare, costruire, fabbricare, compiere qualcosa. Inoltre, gli uomini dell'antica Grecia avevano per obiettivo di oziare, in altre parole non dover lavorare in alcuna forma, avere tempo libero. Per questo motivo, la gestione della casa, con i relativi lavori domestici, non era un tema all'ordine del giorno nell'antichità, perché per i padroni si trattava di mansioni necessarie che dovevano però essere svolte da schiavi o donne. Il fatto che lavorare nel senso di "laborare" abbia acquisito un significato positivo già nell'antichità e poi soprattutto nel Medioevo è riconducibile alla diffusione del cristianesimo. Mentre nell'antichità i liberi cittadini non lavoravano – proprio come i loro dei – i cristiani si avvicinavano a Dio attraverso il lavoro che egli imponeva loro. Dopo tutto, si voleva vivere piamente per essere ricompensati in paradiso una volta conclusa la propria vita terrena. Di conseguenza, il lavoro – soprattutto nel protestantesimo – non serviva solo a garantire il proprio sostentamento, ma era anche considerato lo scopo della propria esistenza. Pertanto, il valore sociale di una persona aumentava se lavorava molto. Si creava così un'identità ancora evidente nel linguaggio odierno. Infatti oggi si usa dire “sono panettiere/a, consulente finanziario/a, agricoltore/trice, docente” e non "lavoro come informatico/a", frase che si sente raramente. Nel XVII e XVIII secolo, le diverse attività che rientravano nei concetti "laborare" e "facere" si sono fuse per diventare "labour" in inglese e "travail" in francese. Ciò è riconducibile al crescente numero di manifatture che stavano nascendo in quel periodo. In questi stabilimenti di produzione, artigiani con competenze diverse lavoravano insieme per creare un prodotto. In questo processo, le loro competenze si sono trasformate per poter svolgere un lavoro altamente specializzato ma monotono. Prima dell'industrializzazione, sia gli uomini che le donne erano spesso impegnati nei lavori domestici in casa, nell'aia, in fattoria, in seno alla famiglia o in piccole imprese. L'industrializzazione ha invece favorito sempre più lo spostamento del lavoro fuori casa. A differenza dell'antico termine "laborare", l'uso odierno della parola "lavoro" si contraddistingue per un'ampia gamma di significati possibili. Per esempio, il vocabolario Treccani definisce il lavoro come l’applicazione delle facoltà fisiche e intellettuali dell’uomo rivolta direttamente e coscientemente alla produzione di un bene, di una ricchezza, o comunque a ottenere un prodotto di utilità individuale o generale, tutto ciò allo scopo di garantire il proprio sostentamento e di soddisfare i bisogni individuali, nonché come momento essenziale per la realizzazione della propria esistenza. Tutte queste finalità non si applicano però a tutti i lavori. In Svizzera, per esempio, chi ha diversi milioni di franchi sul proprio conto, ma continua a svolgere la propria attività professionale, non ha più bisogno di lavorare per garantire la propria esistenza. Oppure l'attività professionale di chi è quotidianamente messo sotto pressione o addirittura umiliato dai propri superiori, è costretto a fare gli straordinari, difficilmente darà un senso alla sua vita perché non ha piacere a lavorare. Eppure, negli ultimi secoli le condizioni di lavoro sono migliorate per molte persone. Ciononostante, le lotte per cambiare in meglio le condizioni di lavoro continuano sia in Svizzera che nel resto del mondo. I motivi sono molteplici e vanno dalle opportunità di lavorare da casa (home office), dai contratti di lavoro collettivi, dal lavoro minorile al lavoro dignitoso. Emerge così un paradosso: il lavoro da un lato sembra essere di supporto alla propria sussistenza o almeno alla propria esistenza, dall'altro distrugge la vita. A questo proposito, si pensi allo stress, al superlavoro, agli infortuni o ad un'usura fisica di ogni genere. In poche parole: il "lavoro" è un concetto dalle molteplici sfaccettature che va sempre considerato nel suo contesto. Il significato di "lavoro" è cambiato per molte persone soprattutto nel XX e XXI secolo: il lavoro non serve più solo a garantire il proprio sostentamento o a fornire un beneficio concreto. Il significato soggettivo di "lavoro" ha acquisito importanza. Le persone cercano nel lavoro la possibilità di realizzarsi, di dare un senso alla propria vita. Si tratta di qualcosa che non è mai esistito prima in tale misura. Ecco perché oggi molte persone considerano il lavoro non solo come un'attività dura o faticosa, ma anche come un'occupazione significativa, nel migliore dei casi. Chi lavora vuole vedere nell'attività che svolge una qualche forma di senso, se non per la società, l'ambiente o l'economia, almeno per sé stesso. L'aumento delle richieste, delle esigenze e dei requisiti posti ad un lavoro retribuito non proviene solo dagli individui, nel frattempo, anche le organizzazioni sindacali esigono di più: più motivazione, più creatività, più flessibilità, ecc. Fonti Lo zingarelli 2022. Vocabolario della lingua italiana (2021). Treccani. Vocabolario online (stato: 13.02.2023) Fink, Michael (2022): Wenn ich gross bin, werde ich…. Beltz Verlag. IPCC (2015): Fünfter Sachstandsbericht des Zwischenstaatlichen Ausschusses für Klimaänderungen der UN: Klimawandel: Was er für die Arbeit und Beschäftigung bedeutet. Precht, Richard David (2022): Freiheit für alle. Das Ende der Arbeit, wie wir sie kannten. Goldmann, München.

2. Il lavoro minorile

La questione delle condizioni di lavoro dignitose emerge in particolare anche nell'ambito del lavoro minorile. In linea di principio, tutti i lavori per i quali i minori sono troppo giovani o che sono ritenuti troppo pericolosi per loro o in cui questi ultimi sono sfruttati sono considerati lavoro minorile. Rientrano in questo concetto la schiavitù, il lavoro forzato, l'utilizzo di minori come bambini/e soldato, la prostituzione minorile o il lavoro come corriere della droga. Tuttavia, i minori non dovrebbero subire danni a livello di sviluppo fisico e psicologico e dovrebbero invece poter continuare a frequentare la scuola. L'Agenda 2030 mira ad abolire qualsiasi forma di lavoro minorile entro il 2025. Tuttavia, il lavoro minorile non contempla le normali mansioni come l'aiuto in casa. L'UNICEF e l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) stimano che i minori vittime di questa condizione siano circa 160 milioni, di cui più della metà ha meno di 12 anni e due terzi dei quali lavorano nell'agricoltura. Dalle statistiche emerge che di solito in maschi sono in numero maggiore, probabilmente perché le femmine devono spesso svolgere i lavori domestici, condizione che non viene rilevata statisticamente. E quasi la metà dei ragazzi è confrontata con condizioni di lavoro pericolose o condizioni di sfruttamento, per esempio nelle miniere d'oro in Burkina Faso, nei campi di cotone in India, nelle piantagioni di cacao in Costa d'Avorio o nelle fattorie in America Latina. In pratica, la maggior parte dei minori non è assunta, ma lavora nell'ambito del nucleo familiare. Dopo essere diminuito per 20 anni, il numero di minori lavoratori è di nuovo aumentato di oltre otto milioni di bambini/e negli ultimi quattro anni. E la pandemia di coronavirus ha messo ulteriormente a rischio milioni di minori in quanto ha causato e continua a causare una crescente povertà favorendo così l'aumento del lavoro minorile. La situazione è aggravata da conflitti regionali, guerre e catastrofi naturali. Il numero di minori che lavora è aumentato maggiormente soprattutto nell'Africa subsahariana, ma in molte altre regioni è anche diminuito in modo significativo (Asia, Pacifico, America Latina, Caraibi). Fondamentalmente, diversi fattori favoriscono il lavoro minorile, primo fra tutti la povertà. Potrebbe anche essere che un minore sia costretto ad abbandonare la scuola per lavorare perché separato dai suoi genitori, orfano o a causa della siccità o di altri disastri naturali. Nei momenti del bisogno, molti minori lavorano invece di andare a scuola, perché forniscono un importante contributo al sostentamento della famiglia. Molte famiglie, inoltre, non vedono nulla di sbagliato in ciò; dopo tutto, il lavoro può anche rafforzare la coesione in famiglia e nelle comunità, a patto di non lavorare in una condizione di sfruttamento. Il modo più efficace per fermare il lavoro minorile (in condizioni di sfruttamento) consiste nel responsabilizzare i governi. Anche gli istituti di formazione possono aiutare i minori a trovare una buona possibilità formativa o di lavoro. E se le aziende aderissero ai principi dell'UNICEF, non ci sarebbero più catene di approvvigionamento con lavoro minorile e l'ambiente in azienda avrebbe un impatto positivo sulla vita dei minori, delle famiglie e delle comunità sotto forma di salari equi, orari di lavoro adatti alle famiglie, buone opportunità di custodia dei bambini e promozione della salute dei/delle dipendenti. Ma anche le consumatrici e i consumatori possono contribuire a ridurre il lavoro minorile, interrogandosi criticamente sulle condizioni di produzione dei prodotti che acquistano e modificando conseguentemente il loro comportamento d'acquisto. Ma il lavoro minorile non esiste solo in altre regioni del mondo. Anche la Svizzera ha alle spalle una storia di lavoro minorile. Nel nostro Paese, il lavoro minorile è vietato dal XIX secolo, ma prima di allora molti minori lavoravano fino allo sfinimento nelle fabbriche. Le famiglie della classe operaia davano però per scontata la collaborazione dei propri figli. Già prima dell'industrializzazione, i minori lavoravano in casa o nei campi, aiutando dove potevano. Il loro aiuto era d'importanza esistenziale per molte famiglie. All'epoca, però, i minori non erano ancora sfruttati nella stessa misura in cui lo sono stati durante l'industrializzazione. È vero che il lavoro in fabbrica richiedeva di solito meno forza muscolare, in quanto si dovevano "solamente" tessere i fili sul telaio. Questo costante e monotono infilare i fili negli aghi causava tuttavia disturbi fisici come la schiena ingobbita e la diminuzione della vista. Alcune famiglie avevano installato telai o macchine da ricamo in casa e per i minori questo significava lavorare la mattina prima di andare a scuola, durante la pausa pranzo e dopo la scuola, ossia di sera o di notte, a volte fino a sei ore al giorno, senza tener conto dei compiti e della frequenza scolastica. Anche in Svizzera i figli delle famiglie della classe operaia erano considerati semplicemente risorse di lavoro. A causa dei bassi salari, le famiglie dipendevano infatti da un reddito aggiuntivo. E le aziende traevano vantaggio dai minori che lavoravano perché erano nettamente più economici. Nel 1877 fu introdotta una prima legge nazionale sul lavoro nelle fabbriche che, tra le altre cose, vietava il lavoro minorile in Svizzera. Ma in Ticino, per esempio, i minori lavoravano ancora nelle fabbriche 20 anni dopo l'entrata in vigore di questa legge: è soprattutto nelle fattorie che molti minori, dati in affido, hanno però continuato a lavorare. Fonti UNICEF: Kinderarbeit – Fragen und Antworten (2022): Kinderarbeit: Die wichtigsten Fragen & Antworten | UNICEF (stato: 22.11.2022) Swissinfo; Unterfinger, Ester; Gotsch, Lars (2017): Die gestohlene Kindheit der «Fabriklerkinder» (stato: 23.11.2022)

3. Il lavoro femminile

La complessità del concetto di "lavoro" emerge anche nel termine "lavoro femminile". Soprattutto nel XIX secolo, la donna in quanto lavoratrice è stata sempre più posta al centro di discussioni per quanto riguarda la correttezza, la moralità e la legittimità del suo lavoro salariato, perché si consideravano i suoi doveri domestici e familiari in pericolo. Anche se il genere era spesso menzionato come causa delle differenze tra uomini e donne sul mercato del lavoro, queste ultime possono essere spiegate anche dalle fluttuazioni economiche, dal cambiamento del rapporto tra domanda e offerta o da altri meccanismi del mercato del lavoro. L'industrializzazione, per esempio, aveva bisogno di moltissima nuova manodopera nelle fabbriche. Tuttavia, tante donne svolgevano un lavoro salariato a domicilio già prima dell'industrializzazione. Questo non significa di per sé che fossero anche in grado di adempiere ai loro doveri domestici. Per esempio, le sarte erano perlopiù mal pagate e retribuite a cottimo. Se avessero voluto far quadrare i conti, non avrebbero avuto tempo di occuparsi delle faccende domestiche. In generale, va rilevato che anche prima dell'industrializzazione le donne lavoravano fuori casa, per esempio vendendo prodotti ai mercati. Inoltre, commerciavano, facevano le venditrici ambulanti o fabbricavano oggetti in ceramica. Se non riuscivano a conciliare il lavoro con l'educazione dei figli a casa, spesso li lasciavano alle cure di una balia. In definitiva, l'industrializzazione del XIX secolo non ha comportato il passaggio dal lavoro a domicilio a un'occupazione retribuita fuori casa, ma ha condotto a un cambiamento del luogo di lavoro o dell'attività lavorativa. Di conseguenza, non c'è mai stata una rottura radicale tra casa e lavoro. Il picco del lavoro a domicilio si registra infatti solo alla fine degli anni '90 del XIX secolo. Parallelamente, in questo periodo sono nati i lavori d'ufficio in seguito all'espansione del settore commerciale e dei servizi. E poiché molte donne spesso lavoravano già nel settore dei servizi e meno in quello della produzione, i datori di lavoro preferivano assumere prevalentemente giovani donne non sposate per svolgere questi compiti. Inoltre, le donne costavano molto meno agli imprenditori. La retribuzione inferiore era giustificata dalla loro presunta minore produttività. E se le donne avessero lavorato in qualche posto a basso salario, questo fatto sarebbe stato usato come prova della loro minore produttività. Nel corso del tempo si sono così sviluppati "lavori femminili" specifici che si supponeva corrispondessero alle capacità delle donne e alla loro presunta produttività naturale. In relazione con i lavori d'ufficio, ciò significava per le donne svolgere mansioni ripetitive ed essere in qualche modo subordinate ai datori di lavoro poiché questi ultimi impartivano loro ordini. Di conseguenza, questo settore professionale in particolare ha determinato alcuni tratti essenziali del "lavoro femminile". In alcuni Paesi, la divisione tra lavoro femminile e lavoro maschile era addirittura sancita dalla legge. Anche le pratiche dei datori di lavoro creavano posti di lavoro di genere, per esempio quando questi ultimi specificavano nella descrizione degli impieghi offerti che erano alla ricerca di donne giovani e non sposate. Il "lavoro femminile" è quindi un costrutto sociale. Oggi stanno emergendo rivendicazioni a livello politico e sociale sulla nozione di lavoro di cura svolto dalle donne: cura dei bambini, faccende domestiche, assistenza agli anziani. Questi lavori non sono remunerati, ma svolgono un ruolo molto importante per il funzionamento economico e sociale. Per poter svolgere questi numerosi lavori, molte donne sono costrette a lavorare a tempo parziale. Il lavoro a tempo parziale è spesso correlato a condizioni di lavoro peggiori, in termini di reddito, prospettive di carriera, orari di lavoro irregolari e pensioni più basse. Inoltre, esiste ancora un significativo divario retributivo tra i sessi, che è in gran parte non oggettivo e costituisce una discriminazione salariale nei confronti delle donne. Fonti Precht, Richard David (2022): Freiheit für alle. Das Ende der Arbeit, wie wir sie kannten. Goldmann, München. Scott, Joan W. (1994): Die Arbeiterin. In: Duby, Georges; Perrot, Michelle (1994): Geschichte der Frauen. Campus Verlag. Seiten 451-479.

4. La trasformazione del mondo del lavoro nel XX e XXI secolo

Indipendentemente dal fatto di parlare di lavoro retribuito o non retribuito, il mondo del lavoro è cambiato per svariati motivi e per via dell'interazione di molti fattori. Un primo motivo è il progresso tecnologico. Oltre alle invenzioni fondamentali come l'utensile o la ruota, sono state soprattutto le rivoluzioni industriali ad aver plasmato il lavoro. La prima rivoluzione industriale a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo ha aumentato la produttività grazie all'invenzione del motore a vapore. Con il suo aiuto, si potevano per esempio azionare i filatoi e i telai che si occupavano in determinate fasi di lavoro. La divisione del lavoro che ne è conseguita ha ridotto le esigenze a livello delle capacità e ha quindi semplificato il lavoro. Durante la seconda rivoluzione industriale, a cavallo fra il XIX e il XX secolo, l'avvento dell'elettricità ha reso possibile l'invenzione della lampadina, del motore a combustione, del generatore e delle catene di montaggio. La produzione in catena di montaggio, per esempio di automobili, ha fatto esplodere il quadro produttivo esistente fino ad allora e ha favorito la produzione industriale di massa su larga scala, che a sua volta necessitava di molto personale per svolgere i lavori di routine. Nella seconda metà del XX secolo, il computer ha dato avvio alla terza rivoluzione industriale. Quest'ultimo ha spinto ulteriormente l'automazione parziale dei processi lavorativi e ha reso possibile lo sviluppo dei primi dispositivi di comando programmabili realizzati da robot in modo completamente automatico. E dall'invenzione di Internet e dello smartphone, la quarta rivoluzione industriale o digitalizzazione del lavoro ha travolto molti ambiti della vita privata e professionale. Internet permette di collegare computer e macchine, ciò che porta ulteriormente avanti il processo di automazione. La maggior potenza di calcolo dei computer permette infatti di realizzare lavori in modo più efficace, performante ed economico, soprattutto grazie all'uso di algoritmi e dell'intelligenza artificiale. Un secondo motivo sono i cambiamenti strutturali dell'economia, accelerati dalle crisi e dalla globalizzazione che hanno influenzato il mondo del lavoro e i consumi: dopo la Prima guerra mondiale, il lavoro alla catena di montaggio nei Paesi occidentali ha consentito una produzione di massa standardizzata. In concreto, ciò significava che macchine e persone erano coinvolte principalmente con una sola funzione specifica nella produzione di beni. Un esempio è il costruttore di automobili Henry Ford, da cui ha preso il nome questa produzione industriale di beni: il fordismo. Intorno al 1980, questo tipo di produzione di massa ha subito una battuta d'arresto in molti Paesi occidentali anche a causa della crisi petrolifera. Si era infatti registrata una diminuzione della domanda così come della produttività. Inoltre, molte persone non vedevano più nessun senso nel loro lavoro retribuito. A ciò si sono aggiunte le innovazioni tecnologiche e una concorrenza internazionale sempre più agguerrita. Questa crisi ha portato a un'apertura dei mercati. Le attività del settore industriale in particolare sono state delocalizzate e riprese da altre regioni, come l'Asia. Nei Paesi occidentali, invece, vi è stato uno sviluppo del settore dei servizi e della società fondata sulla conoscenza in tutte le sue sfaccettature. Le crisi economiche e le reti globali hanno così portato a un cambiamento fondamentale del mondo del lavoro. In questo contesto, l'evoluzione da un'economia industriale a un'economia dominata dai servizi e dalla conoscenza, come in Svizzera, assume quindi un'importanza centrale. Molte industrie sono state delocalizzate nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti. Questi, a loro volta, riforniscono il consumo locale o anche l'industria high-tech locale. La globalizzazione è quindi un fattore importante per i cambiamenti economici e il mondo del lavoro e, soprattutto, per i problemi che ci sono oggi con lo sviluppo sostenibile. Un terzo motivo di grande rilevanza sociale è il cambiamento climatico. Nei Paesi in via di sviluppo, il 70% delle fasce di popolazione più povere vive nelle aree rurali. Il riscaldamento climatico minaccia di distruggere i loro mezzi di sussistenza. La maggior frequenza di eventi meteorologici estremi, come siccità e forti tempeste, riduce la resa dei raccolti. Le temperature più elevate hanno inoltre un impatto negativo sulla salute fisica. Ciò aumenta il rischio di infortuni, riduce la produttività della manodopera e quindi a sua volta la resa dei raccolti. Conseguenza: una riduzione delle entrate. Per molte persone, la soluzione è quindi trasferirsi più vicino alla città. Attualmente, in quasi tutti i Paesi si osserva una crescente concentrazione di beni patrimoniali, attività economiche e persone nelle aree urbane. Mentre nel 2009, a livello mondiale, 3,4 miliardi di persone vivevano in città, si prevede che entro il 2050 questo numero salirà a 6,3 miliardi, ossia praticamente raddoppierà. Di conseguenza, le aree urbane saranno confrontate a nuove sfide. Ma il cambiamento climatico ha conseguenze anche in Paesi come la Svizzera dove il tema della sostenibilità è nel frattempo diventato molto importante e ad occuparsene sono in tanti. Di conseguenza, sempre più spesso ci si aspetta che le aziende operino in modo più sostenibile. Queste ultime vengono per esempio spronate a produrre in modo energeticamente più efficiente, consumando meno risorse e utilizzando energie rinnovabili. Molte aziende si trovano quindi confrontate con grandi cambiamenti, che a loro volta richiedono molti adattamenti, comportano rischi, ma creano anche nuove opportunità. Una di queste risiede nella nascita di nuove professioni verdi che acquisiscono un'importanza sempre maggiore anche nei Paesi sviluppati. Si tratta di attività che hanno senso non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello ecologico e sociale, come per esempio i riciclatori e le riciclatrici. Inoltre, il settore dell'edilizia può contribuire, soprattutto nelle città, a promuovere infrastrutture energeticamente efficienti e resistenti. Anche il settore energetico può puntare sulle energie rinnovabili e sui sistemi d'approvvigionamento decentralizzati, fornendo così il suo contributo a un mondo più sostenibile. E fondamentalmente occorrono soprattutto servizi per adattarsi al riscaldamento climatico, ciò che a sua volta crea posti di lavoro. Così, mentre il riscaldamento climatico porta alla perdita di posti di lavoro, la protezione del clima permette di crearne di nuovi. È tuttavia difficile prevedere esattamente cosa questo significhi in termini quantitativi. Un quarto motivo è il cambiamento del senso del lavoro. Per molte persone oggi la libertà, e quindi il tempo libero, sembrano costituire un bene più importante del lavoro. Tanti desiderano avere più ore libere a disposizione. E se si deve lavorare, il lavoro svolto deve perlomeno avere un senso, essere utile a qualcuno o comunque importante. Nel contempo permangono certe contraddizioni nel mondo del lavoro: la sua trasformazione – per esempio in seguito alle innovazioni tecnologiche – non solo crea più tempo da dedicare al tempo libero, ma fa pure aumentare la paura di perdere il proprio lavoro o di rimanere disoccupati. Queste sono solo alcune ragioni, l'elenco potrebbe essere esteso a più riprese. Va rilevato che questi motivi spesso interagiscono e si influenzano a vicenda. Fonti Fink, Michael (2022): Wenn ich gross bin, werde ich…. Beltz Verlag. IPCC (2015): Fünfter Sachstandsbericht des Zwischenstaatlichen Ausschusses für Klimaänderungen der UN: Klimawandel: Was er für die Arbeit und Beschäftigung bedeutet. Precht, Richard David (2022): Freiheit für alle. Das Ende der Arbeit, wie wir sie kannten. Goldmann, München.

5. Per andare oltre

Di seguito sono proposti alcuni portali web, contributi video o risorse utili ai docenti per conoscere o approfondire taluni aspetti del tema. Dossier posti di lavoro (DSC, un solo mondo) Diversi articoli attorno al tema degli impieghi con una scheda di approfondimento su fatti e cifre. Prospettive occupazionali e sociali nel mondo 2021 (ILO, sintesi del rapporto) Rapporto mondiale dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) sul ruolo delle piattaforme di lavoro digitali nella trasformazione del mondo del lavoro. L'alfabeto della sostenibilità (saggio, edizioni Egea, 2023, prestito al CERDD) Il sociologo Francesco Morace e la giornalista Marzia Tomasin raccontano la “partita a scacchi” che 26 imprese illuminate stanno giocando contro le crisi del nostro tempo. La posta in gioco? Il futuro del pianeta e di chi lo abita. In particolare illustrano la trasformazione nel mondo delle aziende, grazie ai 17 OSS che negli ultimi tre anni hanno conquistato un ruolo e una centralità che hanno convinto molte aziende a farli propri. Intervista a F. Morace (Video, 2'39"). Nuove stime sul lavoro minorile nel mondo 2020 (ILO, sintesi del rapporto) Rapporto mondiale dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (ILO) sul lavoro minorile con le stime globali 2020, tendenze e percorsi per il futuro. Il volontariato in Svizzera nel 2020 (Ufficio federale di statistica) L’opuscolo presenta dati di riferimento sul volontariato organizzato e informale, nonché informazioni sulle motivazioni e sul potenziale di reclutamento dei volontari. Conciliabilità tra lavoro e famiglia e lavoro non remunerato (Ufficio federale di statistica) Pagina che presenta lo studio sulla conciliabilità tra lavoro e famiglia dove ci si interroga in particolare sulla ripartizione dei compiti tra uomini e donne e il confronto fra lavoro remunerato e non remunerato. Le competenze più richieste nei prossimi anni (Video: Tedx con Gherardo Liguori, 2023) Secondo il relatore formazione e lavoro sono un mezzo non soltanto per guadagnare, ma anche per avere un impatto positivo sulla vita delle persone e sul pianeta.

pubblicato il 23.02.2023