Quando la sostenibilità entra in classe
02.12.2025
Scambio con Mirco Sarac, insegnante presso la scuola media di Riva San Vitale
Dalle lampadine all'efficienza energetica, fino al coleottero giapponese: alla scuola media di Riva San Vitale il punto di partenza dell'attività didattica è sempre l'ambiente quotidiano delle e degli adolescenti. Per Mirco Sarac, docente di scienze naturali, l'educazione allo sviluppo sostenibile non è un optional, ma un principio irrinunciabile previsto nel Piano di studio.
"Le ragazze e i ragazzi sono molto ricettivi sui temi legati alla sostenibilità, soprattutto se non presenti loro i soliti ecogesti un po' stereotipati: spegni la luce, fa' docce brevi, chiudi il rubinetto quando lavi i denti, mangia locale", racconta Mirco Sarac, docente di scuola media a Riva San Vitale. Al telefono ci parla delle sue classi e delle attività che propone in aula. "Maturano consapevolezza verso lo sviluppo sostenibile se vengono messi di fronte a un compito pratico, legato il più possibile alla loro vita quotidiana e con un obiettivo finale".
Approccio didattico orientato alla realtà
Da otto anni Mirco Sarac insegna scienze naturali alla scuola media di Riva San Vitale. Dalla sua aula, a poca distanza dal lago di Lugano, parla con entusiasmo di progetti concreti, di percorsi didattici che vanno oltre i classici esperimenti, formule e leggi fisiche e che collegano la sua materia alla realtà delle e degli adolescenti. In quarta media, ad esempio, invece di confrontare semplicemente lampadine e consumi, mette la classe di fronte a un'attività concreta. "Come possiamo migliorare l'efficienza energetica della nostra scuola, riducendo di conseguenza i consumi energetici e i costi?", spiega Sarac. Per rispondere, le allieve e gli allievi devono analizzare l'efficienza energetica dell'edificio e, sulla base delle conoscenze e competenze acquisite, formulare proposte di miglioramento.
"Maturano consapevolezza verso lo sviluppo sostenibile se vengono
messi di fronte a un compito pratico, legato il più possibile
alla loro vita quotidiana e con un obiettivo finale"
La sua sensibilità per l'educazione allo sviluppo sostenibile nasce durante la formazione al DFA. All'inizio, come molti, elabora attività specifiche e mirate riguardanti clima, rifiuti o energia. Con il tempo e l'esperienza capisce però che ciò non basta. "Mi sono accorto che è molto più efficace integrare l'educazione allo sviluppo sostenibile all'interno di itinerari e progetti che partono da situazioni problema. In una materia come le scienze naturali, parlare di sostenibilità non è un optional, ma un presupposto, un principio irrinunciabile".
Quella di Sarac è un'impostazione metodologica basata sul Piano di studio della scuola dell'obbligo ticinese, articolato in tre componenti fondamentali: le aree disciplinari, le competenze trasversali e la formazione generale. Ed è proprio quest'ultima componente a occuparsi di "tematiche educative di ampio respiro, come la cittadinanza, la cultura e la società; la biosfera, la salute e il benessere; l'economia e i consumi". Sono quindi tematiche a cui tutte le materie sono chiamate a contribuire e che, come ricorda Sarac, sono "pienamente in linea con la visione dell'educazione allo sviluppo sostenibile promossa a livello cantonale e federale".
"Grazie a quello che hanno appreso a scuola sono in grado di presentare alternative sostenibili ai genitori"
Il processo verso scelte consapevoli
"Le conoscenze e le competenze in classe servono alle ragazze e ai ragazzi per orientarsi nella vita di tutti i giorni", evidenzia Sarac. "Chiedo loro di domandare ai genitori come funziona il riscaldamento di casa propria. Grazie a quello che hanno appreso a scuola sono in grado di presentare alternative sostenibili ai genitori". È un primo approccio alla cittadinanza, intesa come la capacità di informarsi, discutere in modo critico e partecipare ai processi decisionali che riguardano la vita di tutti i giorni, collegando ciò che si apprende a scuola con il contesto familiare e sociale. "Al momento non hanno ancora molta voce in capitolo a casa nelle decisioni da prendere", continua il docente. "Ma sono convinto che quando arriverà il momento in cui potranno scegliere autonomamente, avranno gli strumenti per valutare le diverse opzioni, soprattutto dal punto di vista della sostenibilità, oltre che da quello sociale ed economico".
In questo processo verso scelte consapevoli, éducation 21 ha un ruolo fondamentale. Il centro nazionale di competenza per l'educazione allo sviluppo sostenibile mette infatti a disposizione dossier didattici, itinerari tematici, giochi e materiali per tutti i livelli scolastici. "Sono proposte facilmente integrabili nella pratica quotidiana, perché rispettano la logica del Piano di studio e offrono il giusto margine di libertà per adattarle alla propria classe e al proprio stile di insegnamento", sottolinea Sarac. éducation 21 propone inoltre formazioni annuali che avvicinano un numero crescente di docenti all'educazione allo sviluppo sostenibile e offrono nuove prospettive anche a chi lavora da anni con questi temi.
Quando la scuola osserva, agisce e trasforma
Il dossier tematico "Giardino scolastico: un'area scolastica viva!", ad esempio, invita a esplorare lo spazio in cui si trascorre la ricreazione e a trasformarlo in un ambiente di apprendimento e in un laboratorio ricco di stimoli, dove le allieve e gli allievi possono fare esperienze dirette e acquisire competenze personali, sociali e metodologiche. "Prima dell'inizio dell'anno scolastico elaboro nuovi percorsi didattici dedicati ai temi dell'educazione allo sviluppo sostenibile", racconta Sarac.
"È fondamentale che i progetti abbiano una ricaduta tangibile e misurabile"
Quest'anno, ad esempio, in prima media, ha deciso di parlare del coleottero giapponese, una specie invasiva. Con le ragazze e i ragazzi ha studiato l'insetto, le conseguenze della sua presenza in Ticino e le strategie di gestione adottate dal Cantone. Il progetto non si limita alle lezioni in aula: il punto di partenza è un'attività all'aperto per osservare l'insetto nell'ambiente e analizzare il sedime scolastico per capire quali interventi sono necessari per contrastarne la diffusione. È un approccio tipico della didattica orientata all'azione e dell'apprendimento per progetti, coerente con l'impostazione dell'educazione allo sviluppo sostenibile di éducation 21 e con il Piano di studio cantonale.
"È fondamentale che i progetti abbiano una ricaduta tangibile e misurabile", ribadisce il docente. "Se analizziamo la biodiversità dell'area scolastica per comprenderne lo stato di salute, alla fine dobbiamo davvero piantare fiori autoctoni e nuovi alberi, creare zone incolte per gli insetti, progettare un orto che apporti un beneficio biologico, non solo estetico". Nel caso del coleottero giapponese, ciò significa attuare interventi mirati di lotta, far applicare trattamenti specifici e sostituire piante danneggiate con specie autoctone per rafforzare l'ecosistema.
"Io mi aspetto, e lo spero, che le ragazze e i ragazzi abbiano sviluppato
una vera attenzione verso ciò che li circonda"
Formare alla cittadinanza
Alla fine della chiacchierata ritorniamo alla domanda centrale: che tipo di cittadine e cittadini usciranno dalle aule scolastiche? "Io mi aspetto, e lo spero, che le ragazze e i ragazzi abbiano sviluppato una vera attenzione verso ciò che li circonda. Che siano consapevoli che ogni gesto produce effetti e che la sostenibilità sia uno dei criteri che considerano quando prendono decisioni". Mirco Sarac si augura che questa sensibilità diventi parte del loro modo di guardare il mondo, che sappiano interrogarsi, valutare alternative, riconoscere le implicazioni ambientali, sociali ed economiche delle loro azioni. "Non si tratta di trasmettere una serie di buone pratiche, conclude, ma di educare a una cittadinanza capace di leggere, comprendere e apprezzare la complessità del proprio ambiente di vita e di assumersi la responsabilità delle proprie scelte".