“Ho voluto affrontare il tema dei diritti del bambino perché da sempre questo tema mi tocca personalmente, ma ho dovuto rendermi conto subito che per questo livello scolastico manca il materiale”. Così esordisce Soraya. Inizialmente per i bambini il “diritto” era un omino che camminava sempre ritto in piedi. Lavorare quindi sul concetto di “bisogno” e di “piacere” per arrivare a riconoscere l’importanza del diritto è stato un passo fondamentale del percorso. La maestra ha optato per l’utilizzo del gioco, strumento conosciuto e usato dai bambini.
Creare parte del gioco da tavolo ha permesso agli allievi di esserne gli attori principali: hanno disegnato - su delle tessere – i loro bisogni e piaceri. Giocando i bambini tendevano a soddisfare i piaceri (piscina, palloncini, ecc.), visto che i loro bisogni sono soddisfatti (hanno la pancia piena, hanno una famiglia e vanno a scuola).
Grazie alle attività collaterali – libri e albi illustrati inviati ai bambini tramite la scatola del giornalista, figura introdotta dalla docente - hanno capito che il problema è avere la pancia vuota. Confronto e discussione hanno permesso di evolvere su vari temi toccati dal gioco e di ricollocare i valori dei piaceri e dei bisogni. Nelle letture svolte in classe i bambini hanno realizzato che ci volevano altri bisogni, ma per aggiungere delle tessere nuove bisognava toglierne altrettante. La discussione che ne è seguita ha dato come risultato che fossero tolti dei piaceri: i gioielli, i dolci e la pista delle macchinine.
Rivendicare i diritti
Grazie ai personaggi di “I bambini delle fiabe” (1978) ai quali vengono negati una serie di bisogni, e quindi si rivoltano e rivendicano i loro diritti, la concezione del diritto come “omino che cammina sempre diritto” è evoluta in un qualcosa che occorre per vivere felice. Un segnale chiaro che qualcosa fosse cambiato è stato dato dalla risposta dei bambini a Francesco che affermava che è un suo diritto quello di guardare la televisione: “a noi piace guardare la TV, ma questo è un piacere non un nostro bisogno, ne possiamo fare a meno, quindi non è un nostro diritto”.
Il ruolo del docente
Con una punta di orgoglio Soraya continua il suo racconto: “abbiamo trattato l’aspetto del dovere in modo implicito, ho potuto constatare molti comportamenti pro-sociali e una maniera diversa di affrontare i conflitti. Attraverso il gioco i bambini hanno sviluppato delle competenze fondamentali per la costruzione di una società giusta e rispettosa dell’altro con la consapevolezza di dover prendere posizione e non restare passivi, diventando attori di questo mondo! Ho capito dopo che ero solo all’inizio di un percorso ben più importante: rispettare i diritti dei bambini”. E conclude citando Janusz Korczak “nella mia scuola ideale il docente è capace non di abbassarsi, mettersi a livello dei bambini, ma di innalzarsi all’altezza dei loro sentimenti, per non ferirli”.
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