L’origine della parola “abracadabra” sembra sia da ricercare nell’aramaico “Avrah KaDabra” che significa: io creerò come parlo. Le parole con il loro potere generativo, trasformativo e creativo danno consistenza alla realtà, quasi in contrapposizione con il detto “fatti non parole”. Quasi, perché le parole sono la nostra modalità di descrizione della realtà, sono loro stesse quindi i fatti!
Oggi il docente è spesso costretto a correre dietro alla cronaca, far rispettare i programmi del piano di studio e risolvere i problemi che si creano nella propria classe. Lavorare sulle parole nell’ora di classe è un modo per uscire dal proprio punto di vista, permette di cambiare prospettiva. L’ora di classe diventa quindi il crogiuolo dove si crea una cultura, un linguaggio e un insieme di storie proprie alla classe.
Paolo Buletti afferma che “nella sua scuola dei sogni occorre avere lo spazio per le storie onde creare una società pacifica nel senso di Peter Bichsel”. Il dar valore alle storie di ognuno, continua Paolo, è fare educazione alla cittadinanza in quanto rappresenta una grande opportunità per vivere altri modi di raccontare, fantasticare e sognare il mondo, e rispecchia le differenze culturali degli allievi. In contrapposizione con l’omogeneizzazione del linguaggio e dell’impoverimento della lingua il dover scovare le parole, andando a cercarle col lanternino, è un esercizio estremamente arricchente e creativo.
Ad esempio gli spazi vuoti nella poesia (anche nella loro rappresentazione grafica) suggeriscono il tema del silenzio, momento prezioso, da cui germogliano le parole.Oliviero Ratti spiega che per esempio con il piccolo undici è possibile essere creativi. Esso consiste in una poesia composta da un titolo – di una sola parola – che si ripete nella prima strofa, la seconda è composta da due parole, la terza da tre, la quarta da quattro e la quinta da una parola sola: in pratica una poesia in undici parole.
Posto
Posto
Dov’è
il mio posto,
fra questi miei compagni.
Qui.
Se la consegna fosse “scrivi una poesia” si creerebbe una certa paura e resistenza negli allievi. Se invece la consegna consiste in uno schema preciso e delimitato si può incoraggiare a scrivere esprimendo sensazioni e dando densità e spessore alle parole evitandone lo spreco.
Come in un viaggio ci si dovrebbe prendere il tempo per scrivere le cartoline così nell’ora di classe ci si dovrebbe prendere il tempo per raccontare, ascoltare, riflettere e creare. Le cartoline dall’ora di classe danno uno spunto per ogni lettera dell’alfabeto.
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