L’importanza della cooperazione per una condivisione sostenibile dei beni comuni
Cosa succede se i beni vengono messi a disposizione di una comunità? Come si può raggiungere una cooperazione sostenibile in materia di beni comuni? Due esempi mostrano come conciliare cooperazione e sostenibilità a scuola.
Siamo costantemente circondati da ciò che possiamo definire come “beni (comuni)”. Seppur essi siano al centro della quotidianità di ogni individuo e apparentemente un’ovvietà in termini di “cosa” siano, nella pratica, si rivelano essere tutt’altro che facili da spiegare, in particolar modo nelle loro varie declinazioni – i commons, la proprietà comune, il comune – e quando si vogliano prendere in causa le loro implicazioni economiche. Fondamentali elementi di chiarimento al riguardo sono stati forniti di recente da alcuni ricercatori italiani (del Centre d’Economie de la Sorbonne) nel volume “Il Comune come modo di produzione. Per una critica dell’economia politica dei beni comuni”.
Lo studio usa il “Comune” come termine generale che include altre forme, tra le quali proprio i beni comuni, definiti non come un insieme di risorse ben delimitate, ma appunto come parte del Comune. Si arriva a considerare quest’ultimo come processo, come “modo di produzione”. È proprio tale accezione, ampia e moderna, a rivelarsi essenziale per il nostro discorso: il “come” avviene tale processo ci interessa maggiormente rispetto al “cosa” viene preso in causa.
Beni comuni e sostenibilità
Cosa accomuna un merluzzo, l’aria che respiriamo con i valori? In senso generale, si tratta sempre di “beni (comuni)”. Seppur in forme diverse, essi – e acclusi al senso di Comune di cui si è detto sopra – necessitano di una loro approfondita tematizzazione, altresì in funzione di un loro uso in termini di gestione sostenibile. In primis a scuola! Come si possono allora gestire i beni comuni in quest’ottica? Come farlo a scuola, quali competenze servono a questo fine e in che modo queste vengono acquisite attraverso l’insegnamento?
Beni comuni e cooperazione – esempi di pratica ESS
Il modo in cui le persone gestiscono i beni comuni influenza il loro modo di interagire. La cura dei beni comuni promuove e richiede, infatti, un comportamento cooperativo. A sua volta, una cooperazione di successo necessita di valori e competenze, come di disponibilità a condividere qualcosa e a prendersi cura di quel qualcosa, anche se non ci appartiene. Come si può, quindi, combinare con successo cooperazione, sostenibilità e beni comuni? Rappresentativo in tale contesto è l’esempio di una scuola di Sursee. Bambini e ragazzi (fino ai 12 anni), insegnanti, residenti del quartiere, ecc. sono stati invitati e hanno partecipato attivamente alla progettazione del nuovo spazio esterno della scuola – con idee, desideri e proposte concrete –, e in seguito hanno contribuito, sempre attivamente, alla costruzione di tale spazio. In questo modo è stato possibile creare un luogo comune nel quartiere: di incontro, di gioco e finalmente di benestare, che soddisfa così bene le esigenze e i bisogni di tutti da venire ancora oggi regolarmente utilizzato in vari modi e da gruppi diversi. È vivo e in continuo sviluppo.
A Zurigo è stato messo in piedi un laboratorio sul tema dell’agricoltura e dell’alimentazione sostenibili. La teoria (sulla coltivazione biologica), in classe e in cooperativa agricola, si è alternata a momenti pratici, quali la coltivazione e la raccolta di ortaggi, nonché la preparazione di un pasto per le famiglie delle allieve e degli allievi (del 2° ciclo). Le e i discenti hanno così potuto presentare il risultato dei loro sforzi, e con grande soddisfazione.
Entrambi gli esempi mostrano come sia possibile affrontare insieme delle sfide per raggiungere degli obiettivi, attraverso un processo collaborativo e partecipativo: tutte le persone implicate nei progetti – dai più piccoli ai più grandi, dagli attori scolastici a quelli extrascolastici – sono state coinvolte e vi hanno contribuito attivamente e con creatività, sentendosi parte e responsabili di un gruppo e sostenendosi a vicenda. La scuola e l’ambiente circostante sono diventati pertanto luoghi fondamentali di aggregazione e di scambio.
Anche se ci muoviamo su un terreno complesso e vasto e in una prospettiva di Educazione allo Sviluppo Sostenibile, è specialmente la scuola di Sursee a illustrare in modo esemplare come l’area scolastica possa considerarsi un bene comune e come un bene comune aumenti la soddisfazione di tutti gli utenti dell’area, tanto più se possono mettere in rete risorse ed esperienze. Che si tratti dunque di un quartiere, di un orto o di altro ancora, poco importa: l’essenziale è il processo per arrivare insieme al prodotto finale. Competenze, quali cooperazione, creatività e responsabilità, e principi d’azione (si vedano i criteri di qualità RE21), quali partecipazione e responsabilizzazione, paiono gli ingredienti vincenti per riconoscere il Comune come frutto del lavoro di tutti, anche come “modo di produzione” di una società sostenibile. Tanto più che questo risultato è visibile e quanto più stimolante e gratificante: ognuno può vedere nel luogo concretizzato una parte di ciò che ha messo a disposizione dell’intera collettività.